Judy Wajcman e la tirannia del tempo

Chi non si è mai lamentato, a voce alta o fra sé e sé, di quanto tempo ci è sottratto dai dispositivi di cui siamo circondati? Tra notifiche dello smartphone, caselle di posta elettronica strapiene di messaggi e chat di vario tipo, talvolta (spesso) sembra proprio di essere diventati schiavi della tecnologia. 📱💻

L’approccio della sociologa della tecnologia Judy Wajcman, tuttavia, è diverso. Rifacendosi alla teoria del modellamento sociale, in base alla quale la tecnologia rappresenta il frutto di un processo di modellamento reciproco con la collettività che la produce e ne fa uso – con le sue parole, “la tecnologia riflette il progetto di una determinata società” – la ricercatrice rifiuta le facili polarizzazioni e sottolinea come la questione della tirannia delle tecnologie sia molto più profonda e sfaccettata. 🧐

Wajcman, per esempio, sottolinea come sempre più la nostra visione del mondo sia plasmata da decisioni prese dalle multi-mega-ipernazionali come Google, Facebook e via di seguito, senza che vi sia alcun dibattito politico su come vorremmo cambiare la società grazie a tutte le risorse (umane ed economiche) da esse impiegate. 💶

Vi consiglio di leggere tutta l’intervista a cura di Alberto Mantovani e Michele Farina, uscita sul Tascabile qualche settimana fa, e di lasciare che cambi, almeno un po’, la considerazione che avete dei vostri dispositivi tecnologici per capire nel profondo come vi possono aiutare – oppure no – ad avere “più tempo”. ⏰

SapEvatelo
👉”Il punto reale della discussione è la qualità del tempo e la velocità con cui vogliamo affrontare le varie attività che caratterizzano la nostra vita.” Ci sono tempi che vorremmo dilatare e non accelerare, come quello dedicato ai nostri affetti o alla cura dei nostri cari: attenzione a non confonderli e soprattutto a non farci confondere.

Immagine di copertina di Immo Wegmann