Chi sono

Evalosapeva – Chi come cosa perché

Il nome di questo blog… Ma questo non è più “soltanto” un blog, è diventato il mio sito personale! Il nome a dominio però è rimasto evalosapeva – e questo è anche il nome con cui mi presento nei vari spazi digitali. In ogni caso, il nome “evalosapeva” è un’idea del mio ex fidanzato [attuale marito] e ha fondamentalmente tre radici:

  1. mi chiamo Eva, ed evalosapeva, oltre a essere quasi un gioco di parole, ha un bel suono che “riempie la bocca”, a differenza del mio cognome che, come spiego più sotto, non va d’accordo con gli accenti;
  2. narra la leggenda che un mio compagno delle elementari di nome Claudio mi avesse affibbiato il ben poco simpatico nomignolo di sapientona – secondo alcuni, perché voleva fare colpo; secondo me, perché da bambina potevo essere insopportabilmente saccente;
  3. la mia memoria a breve e a lungo termine funzionano entrambe poco e male. Per questo motivo, una delle frasi che pronuncio più spesso è “ce l’ho sulla punta della lingua, però adesso non mi viene in mente”, da cui: Eva lo sapeva, ma se se l’è scordato.

E comunque. Il mio nome completo è Eva Filoramo, come il filo da cucire e il ramo dell’albero, con l’accento sulla prima o. Lo specifico perché lo sbagliano praticamente tutti.

Cosa faccio: la traduttrice, la scrittrice, la book coach

Sono nata alla fine degli anni Settanta, sono laureata in fisica teorica e di mestiere faccio la traduttrice editoriale specializzata in saggistica scientifica – se volete approfondire, qui ho raccolto l’elenco delle “cose” che ho tradotto da quando ho iniziato, nel 2006.

Il mio ultimo libro si intitola L’impossibile mappa del cervello (Trèfoglie, 2021), parla di ciò che sappiamo e di ciò che (almeno per il momento) ancora ignoriamo rispetto al nostro organo più importante, con suppergiù lo stesso stile che trovate negli articoli che pubblico qui.

Ma i libri, oltre a scriverli e a tradurli, sono il mio pane quotidiano anche in un altro senso: lavoro come book coach, ossia aiuto persone che non hanno mai scritto prima un testo per il pubblico generale a trasformare in un saggio le loro idee, le loro conoscenze, il loro mondo professionale.

Tra le ultime cose che ho fatto, ho aiutato Simone Severini, professore di Fisica dell’Informazione presso la University College London ed esperto di tecnologie quantistiche per Amazon Web Services, a scrivere Nella terra dei qubit (Trèfoglie, 2022), un libro che esplora la fisica quantistica e i confini dell’informatica e che (per merito suo, certo non mio) sta diventando un testo di riferimento per chiunque voglia esplorare il mondo della quantum information evitando il clamore non sempre giustificato che lo avvolge in molti mezzi di informazione.

In passato, ho progettato eventi culturali, organizzato mostre e conferenze scientifiche, realizzato siti web e scritto un altro libro sulla crittografia quantistica (il primo amore non si scorda mai). La lista più o meno completa di tutto quello che ho fatto è sul mio profilo di LinkedIn.

Qui scrivo fondamentalmente di due cose, che sono anche le cose che amo di più: la scienza e i libri. E lo faccio da un punto di vista rigorosamente personale, cercando di essere il più possibile accurata ed esaustiva nelle informazioni e sperando che chiunque notasse errori, imprecisioni & Co me lo farà notare nel modo che ritiene più opportuno. Per esempio, potete usare uno dei miei profili social che trovate linkati nel footer.

Perché lo faccio

Per me la scienza è importante – i motivi per cui è importante cerco di spiegarli qui, insieme, spero, anche ai motivi per cui ritengo necessario scrivere una frase come per me la scienza è importante, nonostante la sua innegabile pomposità. Ad ogni modo, essendo un argomento che mi sta a cuore, e dovendo trattenermi, durante le conversazioni ordinarie, dal fare battute come “se andiamo più veloce di così dovremo usare le trasformate di Lorentz” (con cui mi conquistò un ex fidanzato), mi sono detta: anziché ammorbare di contenuti scientifici amici e conoscenti in modo del tutto indiscriminato, proviamo a dirigere gli slanci da contagiatrice scientifica lungo canali potenzialmente più utili.

Per finire, se non l’avevate capito questa sono io – in una foto che mi ha scattato Silvia, che come me è una fisica teorica che si è convertita a un mestiere un po’ diverso – nel suo caso, fotografa:

eva filoramo

Foto scattata nel 2021 dallo studio Plastikwombat