La nostra strana percezione del rischio

Come dimostrano i recenti fatti legati alla temporanea sospensione del vaccino Astra Zeneca e alle reazioni di politici, media e grande pubblico, la percezione del rischio è una questione estremamente complessa e sfaccettata.

Noi esseri umani, prendendo in prestito una fortunata espressione dello psicologo esperto di economia comportamentale Dan Ariely, siamo “prevedibilmente irrazionali”: naturalmente restii a farci convincere dai numeri, refrattari alle statistiche (caratteristica di cui ho già parlato qui), ostinati nel ripetere comportamenti che in passato si sono già ampiamente rivelati controproducenti. 🙃

Quando si tratta di rischio, allora, poco cambia. Un pericolo familiare, per esempio, ci sembra meno minaccioso di uno nuovo di zecca: pensate agli incidenti automobilistici (oltre 170.000 in Italia nel 2019), all’inquinamento dell’aria (circa 75.000 decessi all’anno), o alla stessa Covid-19 – sono sicura che anche per molti di voi, come per me, la paura sia scemata almeno un po’ rispetto a quella che ci aveva invaso un anno fa, all’inizio della pandemia. ⏳

Gli psicologi Amos Tversky e Daniel Kahneman hanno dimostrato – guadagnandosi, il secondo, un Nobel per l’economia – che la mente umana, per affrontare i rischi, preferisce affidarsi alle euristiche piuttosto che al calcolo delle probabilità – se così non fosse, a ben pensarci, quasi nessuno si metterebbe più alla guida, paralizzato dalla paura. 😱

Ma come descrive l’esperto di comunicazione e percezione del rischio Giancarlo Sturloni in questo articolo comparso sul Tascabile un anno fa, all’inizio del primo lockdown, non tutto è perduto, e le nostre percezioni, per quanto imperfette, “si sono rivelate indispensabili per sopravvivere nella complessità” che caratterizza il nostro mondo contemporaneo. 🗺

SapEvatelo
👉Dan Ariely, che ho avuto la fortuna di incontrare una decina di anni fa, quando organizzavo le conferenze del Festival della Scienza di Genova, è una persona incredibile, che ha iniziato a interessarsi di irrazionalità dopo essere stato protagonista di un attentato terroristico in Israele. In ospedale, si chiese infatti se il modo di gestire le medicazioni, per lui terribilmente doloroso, fosse frutto di decisioni ragionate oppure di semplice abitudine. La risposta potete intuirla da soli, ma consiglio lo stesso la lettura dei suoi libri: ne vale la pena. 📕