Quello che il connettoma non dice

Un totale di 3014 neuroni e 548 000 sinapsi: questi sono gli elementi che costituiscono l’intera mappa del cervello di una larva di Drosophila melanogaster, il comune moscerino della frutta. Questa mappa completa delle cellule cerebrali e delle connessioni che le collegano, il cosiddetto connettoma, è stata pubblicata il mese scorso sulla rivista Science, rispolverando un’annosa questione: siamo il nostro connettoma? In altre parole, questa mappa del cervello del moscerino della frutta è davvero la chiave d’accesso privilegiata alla sua essenza più… essenziale?

In realtà, come spiego più nel dettaglio nel mio libro L’impossibile mappa del cervello (nel capitolo Un cervello sempre acceso) siamo ancora non voglio dire lontani, ma nemmeno lontanissimissimissimi anche solo dalla prospettiva in cui potremmo vagamente pensare di fare qualcosa di anche soltanto approssimativamente analogo per un cervello umano – spero di essermi spiegata! Ma la questione del connettoma, e dell’opportunità di investire fondi di ricerca, energie e talento umano in questa direzione, anziché in altre, è più ampia di quanto potrebbe sembrare a prima vista.

La prospettiva di chi sostiene che è sufficiente (oltre che necessario, beninteso) determinare con precisione la mappa di tutte le cellule e le connessioni per capire come funziona un cervello è, da un punto di vista filosofico, riduzionista, nel senso che lascia sottintendere (neanche poi troppo implicitamente) che ciò che siamo – in questo caso, ciò che è il moscerino della frutta – è riconducibile alla materia di cui siamo fatti, senza lasciare spazio ad altro. Anima? Spirito? Coscienza? In assenza di una controparte materiale misurabile sperimentalmente, non ha neanche senso parlarne.

Ci sono poi, legate al dibattito sulla connettomica, questioni più prettamente pratiche, per esempio il fatto che il cervello non è fatto soltanto di neuroni e sinapsi; le cellule della glia, tanto per dire, hanno un ruolo rilevante nella trasmissione dei segnali nervosi, ma queste mappe cerebrali non le contemplano neppure. Che cosa si stanno perdendo per strada?

Anche al di là di questi aspetti, ad ogni modo, ormai sembra consolidato il fatto che il cervello è qualcosa di più della somma delle sue singole parti, soprattutto considerando la variabilità tra gli individui e l’elevata dinamicità delle connessioni, che si creano, si rafforzano o si indeboliscono in tempi rapidissimi. Secondo molti scienziati, il connettoma è un punto di partenza, una base che dice che cosa potrebbe accadere, ma non che cosa accade realmente nel cervello – sicuramente non ha molto di nuovo da dire su che cosa sta accadendo realmente nel mio cervello in questo preciso istante.

Torna allora spontanea la domanda: avendo risorse umane, temporali ed economiche finite, è giusto o comunque utile investirle in questo tipo di ricerche? Come spiega Camilla Orlandini in questo bell’articolo comparso recentemente su Scienza in Rete, la risposta non è semplice. E se ci sono voluti dieci anni per costruire il connettoma del cervello del moscerino della frutta, che di neuroni ne ha poco più di 3000, quali sforzi saranno necessari per gli 86 miliardi di neuroni contenuti in un tipico cervello umano? Per citare il titolo di una bella canzone, “quello che il connettoma non dice” è forse più di quello che è in grado di rivelarci.

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