La sostanza di cui sono fatti i sogni

Fin dagli albori dell’umanità, i sogni sono stati soggetto e oggetto di speculazioni, miti, narrazioni, divinazioni… Quasi ogni cultura ha avuto qualcosa da dire su quale potesse essere la natura dei sogni: umana o divina? Sessant’anni prima della pubblicazione de L’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud, Edgar Allan Poe scriveva, nel suo saggio An Opinion on Dreams:

Sono state azzardate varie ipotesi sulla natura dei sogni e se essi abbiano una qualsivoglia connessione con il mondo invisibile ed eterno, oppure no. Mi pare che il motivo per cui non si sia ancora giunti ad alcuna conclusione sia perché nessuno ha mai distinto la Mente dall’Anima, ma esse siano sempre state trattate come una unica entità. Ritengo che l’uomo sia anch’egli una Trinità fatta di Mente, Corpo e Anima, e che pertanto alcuni sogni siano indotti dalla mente, altri dall’anima.

Oggi, dopo oltre un secolo di psicanalisi, le neuroscienze continuano ad aprire nuovi punti di vista sulla natura dei sogni, in particolare sul loro substrato biologico.

Il neurobiologo francese Jean-Pol Tassin, ad esempio, ritiene che i ricordi che si presentano alla mente nel momento del risveglio – ciò che noi chiamiamo sogno – non siano un residuo di una narrazione per immagini fabbricata dal cervello durante il sonno; sarebbe piuttosto il risveglio stesso a generare la costruzione di tali ricordi nella manciata di secondi, o anche meno, che separano lo stato di sonno dallo stato di veglia. Ipotesi interessante, senza dubbio; eppure, com’è possibile che quella che nella nostra percezione è una storia compiuta, per quanto fantasiosa e poco aderente alla realtà, non si sviluppi nell’arco di parecchi minuti ma sia generata invece in un intervallo di tempo così ridotto? Secondo Tassin, i sogni sarebbero simili a un fumetto: poche vignette, poche istantanee sono in grado di evocare una storia che il nostro cervello ricostruisce nella sua interezza in una narrazione che, soggettivamente, può durare anche molto a lungo.

Sogni di Linus

Bisogna tener presente che quando l’attività dei neuroni che producono noradrenalina e serotonina è rallentata (ossia, come spiego qui, durante il sonno ortodosso), oppure quando si ferma del tutto (nelle fasi Rem), il cervello non è più in grado di trattenere le informazioni abbastanza a lungo perché noi possiamo accedervi e, dunque, averne coscienza. Di conseguenza, mentre dormiamo non abbiamo più accesso alla nozione di tempo. Ecco come diventa perfettamente plausibile che un sogno durato 500 millisecondi ci dia l’impressione di essere proseguito per diversi minuti.

In aggiunta, anche le nottate di sonno più profondo sono caratterizzate da una serie microrisvegli che durano qualche frazione di secondo e di cui non abbiamo memoria una volta giunto il mattino. Durante le classiche otto ore di sonno possono essercene da cinque a dieci e, secondo Tassin, forniscono altrettante occasioni per sognare. Il ruolo dei microrisvegli sarebbe proprio quello di garantire al cervello, durante il sonno, brevissimi intervalli in cui si trova in uno stato identico a quello della veglia; questo ci consentirebbe di fissare nella memoria il sogno che si è accompagnato a questo stato di modo che, al mattino, il ricordo che ci accompagna non è quello di esserci svegliati, ma quello legato ai sogni “innescati” dai microrisvegli.

Natura dei sogni

Qual è allora lo scopo dei sogni, secondo questa teoria? A differenza di quanto pensa ad esempio l’onirologo Michel Jouvet, per il quale il sogno servirebbe a mantenere integra l’identità del sognatore fino al momento del risveglio, Tassin ritiene che siano le esperienze vissute dall’individuo a delineare la trama dei sogni. Secondo lo scienziato i sogni, contrariamente al sonno, non avrebbero un ruolo biologico definito oltre a quello di agire da “cuscinetto” tra gli stati di sonno e di veglia, tra l’attività cerebrale incosciente e rapida del primo e quella più lenta e consapevole del secondo, consentendo al cervello di non dover passare da una fase all’altra in maniera troppo traumatica. Tassin, almeno per il momento, non sembra interessato a stabilire un ponte fra la propria e le teorie psicanalitiche, ma io che sono cresciuta a latte e psicanalisi (complice il lavoro di mia mamma) sono estremamente affascinata dalle prospettive aperte dalle sue idee – così come sono sicura lo sarebbero stati anche Dalì e Magritte, autori dei due dipinti che accompagnano questo articolo.

Natura dei sogni

A sostegno delle tesi di Tassin è sicuramente il fatto che molti sogni sono dichiaratamente retrogradi: spesso un sogno è generato dall’elemento che causa il risveglio – un rumore, una luce o una sensazione fisiologica come il classico bisogno di fare pipì; la regìa del cervello, tuttavia, è tale per cui la trama procede all’inverso, e il sogno termina proprio con l’elemento scatenante.

Personalmente aggiungo che forse tutti i sogni sono retrogradi, ma non è necessario che l’elemento scatenante sia esterno o fisiologico; potrebbe essere interno e inconscio, come sarebbe il caso, per esempio, se per qualche ragione  durante il sonno venissero sollecitati neuroni collegati al ricordo di particolari esperienze diurne. Magari proprio nel momento stesso in cui tali ricordi sono in corso di consolidamento, chi può dirlo. Sicuramente, Poe avrebbe al proposito molto da dire.