Si può legiferare sull’utilità di un esperimento?

In questi giorni stanno succedendo cose, in Italia, che causano uno strano affollamento di considerazioni a sfondo scientifico su radio, televisione, social media e altri mezzi più o meno strutturati e più o meno informati.

Stamattina mi sono arrabbiata tantissimo con i conduttori di uno dei miei programmi radiofonici preferiti (che non citerò) perché continuavano a confondere i piani e a non correggere, probabilmente perché non li riconoscevano come tali, i tanti errori che apparivano di continuo nei discorsi degli ascoltatori al telefono. Perché le opinioni non sono “giuste” o “sbagliate” di per sé, a priori, ma i fatti possono essere riportati correttamente oppure no, e quando sono riportati erroneamente, in un contesto come quello è sacrosanto farlo presente. Almeno secondo me.

Ma il culmine dell’arrabbiatura l’ho raggiunto quando uno dei due conduttori (che continuerò a non nominare, per quanto la tentazione sia forte) ha chiuso la prima parte della trasmissione con una citazione di Albert Einstein, che sicuramente “fa tanto figo”, soprattutto tra i non addetti ai lavori.

Peccato che tale citazione fosse fatta a sproposito, perché la considerazione “Nessuno scopo è, secondo me, così alto da giustificare dei metodi indegni per il suo conseguimento” – e variazioni sul tema – è stata sì attribuita allo scienziato, ma in modo erroneo. La cosiddetta “vivisezione” – intesa come sperimentazione sugli animali – non c’entra nulla. Si tratta di una frase estrapolata dai Pensieri degli anni difficili, dove è inserita nell’ambito di un discorso sulle situazioni venutesi a creare in seguito alla bomba atomica.

Per questo motivo, ci tenevo a riportare un brano di uno scienziato della caratura e serietà di Einstein, che, al contrario, sulla questione della vivisezione si pronunciò apertamente in uno scritto che, per quanto risalga a oltre cento anni fa, mostra un equilibrio troppo spesso assente nei nostri contemporanei.

Ecco a voi Henri Poincaré:

La questione della vivisezione merita una breve riflessione, per quanto così facendo mi allontani un po’ dal filo del mio discorso. In questo caso vi è uno di quei conflitti tra doveri che la vita pratica ci sottopone a ogni piè sospinto. L’uomo non può rinunciare a conoscere senza al contempo sminuirsi: ecco perché gli interessi della scienza sono sacri. La scienza è sacra anche a causa dei mali che può guarire e prevenire, che sono in numero incalcolabile. D’altro canto, tuttavia, la sofferenza è un’empietà (non dico la morte, dico la sofferenza): per quanto gli animali inferiori siano senza dubbio, per l’appunto, inferiori all’uomo, meritano comunque la nostra pietà. Non possiamo accettare compromessi: il biologo deve intraprendere, anche su esseri inferiori, soltanto esperimenti davvero utili; spesso ci sono mezzi di ridurre al minimo il dolore: il biologo deve servirsene. Bisogna, in questo caso, fare i conti con la propria coscienza; ogni intervento legale sarebbe inutile. In Inghilterra si dice che il Parlamento può fare ogni cosa, eccetto trasformare un uomo in una donna. Aggiungerei che può fare ogni cosa, eccetto legiferare in modo competente su un argomento scientifico.

PS Mi accorgo soltanto ora che – anche se non voglio fare il nome del conduttore in questione – l’ultimissima parte questa citazione di Poincaré lo riguarda in modo particolare…

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